IL VINO E SUO FIGLIO

ENRICO BONAVERA in

IL VINO E SUO FIGLIO

MONOLOGO PER CANTINE, AGRITURISMO, ENOTECHE DI QUALITA’,
E TEATRI ‘ATTREZZATI’

Liberamente tratto da ‘Il Navigatore del Diluvio” di Mario Brelich

ENRICO BONAVERA è oggi l’Arlecchino del ‘Servitore di due padroni’ del Piccolo Teatro di Milano, spettacolo con cui, negli ultimi vent’anni, ha girato praticamente tutto il mondo.

Oltre al virtuosismo nella recitazione con le Maschere della Commedia dell’Arte, Bonavera ha studiato le tecniche di narrazione popolare, sviluppando doti di affabulatore che ha saputo sapientemente coniugare con quelle di mimo ed attore gestuale.

 

In “IL VINO E SUO FIGLIO” protagonista assoluto è – come da titolo – IL VINO, il suo valore ‘mitico e sacro’, la sua paradossale congiunzione tra ‘basso corporeo’ e filosofia del palato e della vita.

Quando un giovane diventa uomo ?

Nella nostra società sono ormai assenti i riti di trasformazione dall’adolescenza all’età adulta, quelli che venivano chiamati ‘riti di iniziazione’; ma il primo bicchiere di vino è ancora oggi testimonianza di una prova di passaggio: il fanciullo passa progressivamente dal latte materno, all’acqua , alla bevanda dei ‘grandi’.

Il monologo, liberamente tratto da un testo scritto nel 1982 da Mario Brelich – ‘Il Navigatore del Diluvio’ – ripercorre, attraverso il racconto di Sem, figlio primogenito, le tappe misteriose della scoperta del vino da parte di Noè e, tramite quello, del suo rapporto strettamente personale con Dio, un Javhè molto complice e ‘umano’.

Attraverso lo sguardo del figlio, seguiamo la progressiva e comica evoluzione del vecchio Patriarca dall’entusiasmo del primo sorso, a una gioiosa ebbrezza, per infine trovarlo trasformato dalle numerose libagioni in una esaltata e danzante preghiera di ringraziamento verso l’Altissimo, per lo scampato pericolo del Diluvio.

Figlio di un ‘vecchio alpino’, anche Bonavera stesso trova lo spazio, in una specie di ‘intervallo comico’, per raccontare la propria personale e prima ‘rivelazione alcoolica’.

Epico, divertente, spirituale (nel senso proprio di ‘spirito/alcool’), “IL VINO E SUO FIGLIO” nasce non solo per uno spazio teatrale ma si propone, in particolare, come un gioioso e felice intrattenimento per agriturismi, enoteche, festivals e rassegne.

E, naturalmente, per ‘fini degustatori’.

  

 
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